Dieta gluten free e performance sportiva: moda o risultati?

Dieta gluten free e performance sportiva: moda o risultati?

Negli ultimi anni si parla sempre di più della dieta senza glutine. C’è chi la consiglia per migliorare l’estetica della pelle, chi suggerisce l’assunzione di alimenti senza glutine poiché più digeribili e chi la vende come il miglior modo per perdere peso e raggiungere risultati. A questo punto è naturale chiedersi: “Qual è la verità?”

In questo articolo andremo a capire meglio che cosa significa “senza glutine”, perché è così diffuso soprattutto tra gli sportivi e se effettivamente l’eliminazione del glutine dalla dieta migliora la performance o è una strategia di marketing che sfrutta la disinformazione.

Iniziamo con un concetto fondamentale: la dieta senza glutine nasce come unica terapia per i soggetti affetti da celiachia.

La/Il celiac* infatti necessita di assumere alimenti privi di glutine per sopravvivere. Per questi soggetti non è una scelta come molti pensano, ma un obbligo in quanto l’assunzione di cibi contenenti glutine può provocare gravi danni all’organismo e nei casi più gravi shock anafilattico, malattie degenerative e morte.

Esistono vari livelli di celiachia e l’unico modo per capire se è presente o meno un’intolleranza o una sensibilità al glutine è attraverso la prescrizione di esami specifici volti ad analizzare la presenza di anticorpi anti-transglutaminasi (igA,IgG) nel sangue o tramite una gastroscopia.

Cos’è il glutine?

Il glutine è un complesso proteico presente in alcuni cereali tra cui il più comune e usato è il frumento. Questo complesso proteico è presente anche nei sui derivati come il Kamut, la segale, l’orzo e il farro. Tuttavia è possibile trovarlo in tanti altri alimenti a causa dei suoi molteplici utilizzi, ad esempio come additivo e conservante in insaccati e prodotti caseari. Inoltre può succedere che la sua lavorazione contamini altri cereali che ne sono naturalmente privi.

L’anafilassi indotta da esercizio fisico (AdS)

Tra i sintomi più comuni quali perdita di peso, stanchezza cronica, dolori addominali, gonfiore e malassorbimento troviamo anche l’anafilassi da esercizio fisico.

È una particolare forma di allergia alimentare la cui sintomatologia clinica insorge nel corso di un esercizio fisico o di uno sforzo, quando questo è preceduto dall’ingestione di un alimento. Ciò non accade se l’ingestione dell’alimento e l’attività fisica avvengono in modo disgiunto.

L’intervallo tra l’ingestione alimentare e l’inizio delle manifestazioni cliniche varia generalmente da 30 a 120 minuti e i sintomi clinici appaiono tra i 5 e i 50 minuti dopo l’inizio dello sforzo. La durata della crisi può persistere dalle 3 alle 4 ore dopo l’arresto dall’esercizio. Dopo l’avvenimento dell’anafilassi da esercizio fisico cibo-dipendente, si può osservare una residua astenia, delle cefalee persistenti per 72 ore e, in alcuni casi, citolisi epatica.

È interessante osservare quali sport presentano una percentuale maggiore di rischio per l’anafilassi da sforzo. Tra questi il jogging, il podismo, l’aerobica e gli sport di endurance sono le attività sportive che sono più spesso prese in causa, mentre lo sci di discesa, il nuoto sono più raramente coinvolte.

Oltre al tipo di sport ci sono altre variabili da prendere in considerazione come l’intensità, la durata, tipo e intensità dello sforzo, quantità dell’alimento ingerito, farmaci assunti contemporaneamente, fattori individuali e ambientali.

Correlazione tra dieta senza glutine e performance sportiva

Andiamo a vedere ora se c’è una reale correlazione tra la dieta senza glutine e la performance sportiva.

Negli ultimi tempi molti atleti di livello mondiale hanno adottato una dieta senza glutine traendone benefici a livello di salute ed energia nei casi di intolleranza o allergia. Nondimeno sono sempre più in aumento i casi in cui troviamo atleti che decidono tramite autodiagnosi di attuare una dieta senza glutine in quanto convinti che ciò possa portare dei miglioramenti alla loro performance sportiva, nonostante le scarse prove mediche. 

Bisogna quindi dire che numerosi sono gli atleti che si “autodiagnosticano” con condizioni legate al glutine, che invece colpiscono solo il 5-10% della popolazione. Dana Lis,[1] Dietitians of Canada Sport Nutrition Network, dell’Università della Tasmania si esprime a riguardo aggiungendo: “Molti atleti si concentrano nell’eliminare il glutine piuttosto che in una dieta sana ed equilibrata, con le calorie e nutrienti necessari per il loro sport”.

Secondo un sondaggio eseguito su oltre 900 atleti, fra cui anche medaglie d’oro olimpiche, condotto dalla stessa studiosa nel 2013, ben il 41% dei partecipanti senza diagnosi di intolleranza al glutine, ha dichiarato di mangiare senza glutine per almeno la metà del tempo. Solo il 13% ha detto di evitare il glutine a causa di condizioni mediche. La dietologa australiana conclude così affermando: ” Se guardiamo agli sport di alta performance, la dieta senza glutine può rivelarsi carente, di fatto non si sa se comprometta direttamente l’energia di un atleta e l’assunzione di certe sostanze nutrienti; è una moda che crea solo stress attorno al cibo non necessario agli atleti non celiaci che competono “

In un altro studio svolto dall’Università della Tasmania su un gruppo di tredici ciclisti è stato visto che non esiste nessuna evidenza scientifica che una dieta senza glutine migliori la performance sportiva di chi non è affetto da celiachia, anzi recenti studi concludono che eliminare il glutine dalla dieta degli atleti non celiaci è del tutto inutile e comporta una restrizione dietetica non giustificata e stress. Ciò che emerge quindi è che gli sportivi non celiaci non traggono alcun beneficio dalla dieta senza glutine perché non contribuisce a migliorare la loro condizione fisica e non influenza positivamente sulle loro performance. Al contrario, le persone celiache correttamente a dieta possono fare sport senza limite alcuno e l’attività̀ sportiva deve essere anzi incentivata per il suo ruolo chiave nel favorire un corretto stile di vita.

Per quanto riguarda gli atleti affetti da celiachia – come nel caso del famoso tennista Djokovic, del rugbista Martin Castrogiovanni e di Rossit Desirée finalista olimpionica di salto in alto – convivere con la celiachia potrebbe essere potenzialmente molto difficile e faticoso non solo a livello fisico ma anche mentale soprattutto nei casi di diagnosi recente. Ma fortunatamente, affidandosi ad un lavoro di equipe tra medici e nutrizionisti specializzati e seguendo un’alimentazione totalmente priva di glutine e ben bilanciata, un atleta celiaco può ottenere gli stessi risultati agonistici di chi non soffre di questa malattia.

Possiamo quindi affermare definitivamente che la dieta gluten free è sì un’alleata, ma solo dei celiaci.

Autore: Chiara Stefani


Bibliografia

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